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Letteralmente tradotto dal sanscrito “postura del cane a testa in giù”, dove svana significa “cane”, asana “postura”, adho “in basso” mukha “faccia”.
Detto anche “Adho Mukha”, oppure “down dog”, “v rovesciata” nel Pilates, “marsuin” in francese (questi francesi devono sempre stupirci con i nomi diversi dal resto del mondo).
E’ una postura in realtà non facile da eseguire correttamente e, anzi, molto facile da eseguire scorrettamente. Eseguita male purtroppo può peggiorare velocemente le discopatie lombari soprattutto in chi fa una vita sedentaria. Questo accade quando, per sopperire alla rigidità del muscoli posteriori delle cosce, del tratto lombare o di entrambi, si entri in questa posizione mantenendo in flessione la regione lombo-sacrale e, ancora più grave, quando alla flessione lombare si aggiunge anche quella dorsale.
La prima cosa da dire è che questa postura è considerata da molti insegnanti una postura con la quale aprire la lezione o la giornata poiché inserita ben due volte come passaggio nel saluto al sole. Come vedrete scritto ovunque il saluto al sole si chiama appunto cosi perchè tradizionalmente eseguita al levare del sole. Questo fraintendimento avviene perchè si tende a dimenticare che lo yogi si alzava alle 4 del mattino e iniziava con pratiche respiratorie e di purificazione la sua preparazione. Inoltre i praticanti di una volta iniziavano da bambini e la pratica per loro non era una volta alla settimana, massimo due come nel mondo moderno; la loro scioltezza oltre che esperienza nulla aveva a che fare con quella di un praticante di oggi
La sequenza del saluto al sole non è una pratica da eseguire al risveglio a meno che non si sia più che preparati fisicamente o abili nell’ascoltarsi ed entrarci con estrema gradualità. Adho Mukha è una postura da raggiungere attraverso un lavoro di aperture e allungamenti di preparazione fondamentali. Allo stesso modo per una persona adulta proveniente dall’ufficio e magari non più in perfetta salute, iniziare la pratica con il saluto al sole sarà magari tradizionalmente ineccepibile ma adatto a pochissimi, anzi direi… non adatto per niente.
In Adho Mukha la colonna tutta è spinta a un allineamento intenso, al livello dorsale vi è una completa apertura con scomparsa completa della cifosi dorsale fisiologica, le spalle sono estese oltre la testa che quasi appoggia a terra con il mento al giugulo, la zona cervicale ben allineata così come la lombare. Per entrare in questa incredibile e maestosa postura sarebbe quindi meglio aver già lavorato sulle aperture della regione lombare, del torace e ovviamente delle spalle per non rischiare di farla male oppure di farsi male.
Una postura fatta male non è una postura, è qualcosa d’altro; questo non significa che anche con delle limitazioni articolari non si possa entrare correttamente in una postura, ma si dovranno usare degli accorgimenti e dei supporti. Il primo accorgimento è quello di lavorare sulle rigidità lombari del torace e delle spalle con altri esercizi da fare in piedi, seduti e sdraiati (presto seguirà un post degli esercizi di preparazione suggeriti dal maestro Philippe de Fallois adatti a iniziare la giornata e una qualsiasi pratica di yoga).
Per facilitare la posizione a chi ha una regione lombare e dorsale molto rigida, propongo di iniziare con la postura di Shelasana; in realtà assomiglia sul piano articolare ad Adho mukha ma è fatta restando in ginocchio. In questa postura le spalle e il torace possono essere spinti ad una apertura maggiore usando dei mattoni sotto le mani.
Anche per entrare in Adho Mukha sono utilissimi i supporti a mattone di sughero per appoggiarci le mani, se ne servono più di uno sovrapposti per ottenere la posizione a gambe e torace ben estesi potete appoggiarvi contro un muro per essere più stabili. Se non appoggiate bene i talloni a terra ma siete abbastanza sciolti di torace e di lombari potete iniziare con le ginocchia piegate allo scopo di mantenere la colonna nella posizione corretta. Potete fletterle alternativamente come se camminaste sul posto dando al corpo il tempo di allungarsi al suo massimo con calma, arrivando con dolcezza nella posizione completa per poter spingere al massimo i talloni e la testa verso il basso e i glutei verso l’alto.
Se guardate bene la posizione proposta da Iyengar vedrete bene che si tratta di una postura solo apparentemente semplice e farla troppo alla leggera e senza un adeguato tempo di preparazione del corpo può nuocere anche gravemente alla regione lombare soprattutto se già compromessa. Non si tratta di controindicazioni ma di accortezze. Ogni insegnante deve suggerire il modo migliore di entrare veramente nella postura, e questa si ottiene solo con estrema precisione e rigore, usando tutti gli accorgimenti possibili a seconda del caso, ignorando l’ego e la fretta e ricercando il buon senso e l’amorevole ascolto di sé.
Una cosa è certa (e ve lo dice una che di saluti al sole ne faceva 108 per iniziare la giornata): entrare in questa postura dopo il giusto lavoro di preparazione è una cosa totalmente diversa e produce degli effetti molto più profondi e straordinari di apertura del torace e di circolazione energetica su tutta la colonna senza potenziali effetti negativi.