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Photo: Maria Elena Fantasia - Yogini: maestra Susi Stefanini - Spazio Shanti Milano www.spazioshanti.org
In medicina cinese si dice che la paura Kong, quando eccessiva, ci congela, paralizza l’azione e blocca lo scorrere dell’energia con ripercussioni ovviamente importanti su tutti gli altri 5 organi e sull’organismo intero. La paura è associata all’organo Rene e l’energia del Rene è l’unica del corpo che non si modifica con il cibo e con il semplice riposo funzionale. L’energia del Rene si riceve alla nascita e si disperde con il passare del tempo. Un consumo smodato e continuo di farmaci, eccessive fatiche fisiche, continue alterazioni dello stato emotivo e le malattie croniche indeboliscono la forza di questo importante organo localizzato nella cavità addominale a ridosso della zona lombare.
La Medicina Cinese ma anche tutta la Tradizione Ayurvedica raccomandano uno stile di vita equilibrato e la pratica regolare di arti marziali e ovviamene dello yoga come gli unici potenti strumenti capaci di potenziare e limitare il consumo di questa energia profonda collegata con il nostro vero sé interno. Non esiste proprio un altro modo….per il fegato basta eliminare alcuni cibi e assumere fitoterapia e lo stesso vale per la Milza, il Polmone e Cuore. Con il Rene non c’è trippa per gatti: per sostenerlo tocca praticare. Premesso che tutte le pratiche ben condotte sono uno spettacolare aiuto alla conservazione e potenziamento dell’energia del Rene ho scelto Pashimottanasana
Si tratta della meravigliosa postura che, come dice il nome, produce un maestoso allungamento di tutta la parte posteriore del corpo. In sanscrito allungamento del lato del corpo che guarda a Ovest e noi infatti guardiamo a Est il sorgere del sole!. Questa postura richiede una entrata molto graduale e lenta per evitare di fare errori. Si parte con una postura seduti a squadra magari grandemente lavorata dove le gambe saranno il più tese possibile e il tronco allungato al massimo verso l’alto con torace in totale apertura e sollevamento. La tecnica per entrare in Pashimottasana è quella del maestro Philippe De Fallois, la consiglio anche ai più esperti per ottimizzare la forza di questa postura e ovviamente ai meno esperti per non fare errori. Prima di partire è utile sollevare le natiche per restare seduti sulla punta dei glutei (in caso di difficoltà si consiglia un piccolo cuscino sotto i glutei), è consigliabile anche allungare le braccia alcune volte verso l’alto per facilitare l’allungamento di tutto il tronco, infine per entrare con grande attenzione, possiamo iniziare appoggiando le punte delle dita posteriormente ai glutei spingendo sul pavimento per aprire e sollevare il torace e il petto il più in alto possibile. Questa primissima parte è già pratica anche se non siamo ancora neanche partiti in postura ma siamo in un perfetto e potente Dandasana.
Ecco che, spingendoci con la punta delle dita delle mani a terra e appoggiandoci a un respiro profondo ben equilibrato, entreremo lentamente in postura flettendo rigorosamente il tronco esclusivamente al livello delle anche; nell’inspiro solleveremo il torace sempre più verso l’alto e con l’espiro inizieremo a scendere con tutto il tronco mantenendo la nuca ben allineata e il torace spinto potentemente in avanti. A un certo punto, procedendo respiro dopo respiro, si arriva a dover prima spostare le dita sempre più in avanti e infine a staccarle dal suolo; con molta lentezza una dopo l’altra le appoggeremo sulle ginocchia con i gomiti in fuori. In questa postura intermedia che può essere una postura di arrivo per alcune persone con rigidità lombare e accorciamento dei muscoli posteriori della coscia (in questi casi possiamo anche mettere un cuscino sulle cosce e appoggiare la fronte per rilassarci).
Per continuare invece verso la postura completa si procede sempre allungando il tronco nell’inspiro e rilassandolo verso il basso nell’espiro. Se il corpo ci consente di scendere ancora sposteremo una mano alla volta raggiungendo il lato esterno dei piedi. Ci sono diverse varianti per la mani, la classica che esegue Susi è la presa degli alluci con indice e medio, oppure mani oltre i piedi una che afferra il polso opposto. Solo dopo che il petto si è totalmente appoggiato alle cosce potremo come ultima fase fare cadere il volto verso le tibie non senza aver allungata ancora al suo massimo la nuca con il mento spinto verso il giugulo. Se sarete entrati completamente la forza delle braccia e la presa dei piedi sarà sempre meno utile e si potrà nelle ultimissime fasi lasciare che il peso dell’intero tronco agisca attraverso la gravità e l’abbandono.
Una postura che, se fatta bene, è semplicemente eccezionale, riesce ad attivare un energia profonda in maniera intensa. Mi sentirei di dire che Paschimottanasana ci collega con il sé interiore in modo diretto, ecco perché entrarci non è sempre cosi semplice ovvero il corpo e le tensioni fisiche, mentali ed emotive oppongono una fastidiosa resistenza ma quando finalmente cedono e si arrendono è come se si aprisse una porta, si inizia facilmente a sudare anche in pieno inverno, specialmente tra i seni come se si attivasse l’asse cuore-rene ed è possibile restare in contatto con la parte più profonda di noi come seduti di fronte al nostro maestro interiore in una grotta buia dove ci sentiamo accolti e protetti.
Il ritorno può venire con totale rilassamento del tronco che si srotola dal sacro in su con l’aiuto della mani a terra per facilitare la sequenziale attivazione dei muscoli estensori.
Entrando in postura in questa maniera anche i soggetti con discopatie possono praticarla fermandosi ovviamente nel punto che sarà giusto per la loro specifica situazione e personale ascolto.
Resta una postura che consiglio sempre come chiusura o da fare verso la fine della lezione o della Sadhana personale dopo aver compensato bene con posture in apertura e estensione del rachide soprattutto a noi esseri umani moderni che viviamo seduti troppo tempo e abbiamo tutti una schiena incassata.