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Virabhadrasana: il guerriero

Ci vuole forza d’animo per con­tin­uare a fare tut­to quel­lo che é umana­mente pos­si­bile fare e aumen­tar­lo come obi­et­ti­vo. Virab­hadrasana tradot­to sig­nifi­ca l’amico o com­pag­no (bhadra) dell’eroe (vira),  una bel­lis­si­ma immag­ine quel­la di ess­er inti­mi con la nos­tra parte eroica ovvero sem­pre sicuri di pot­er essere sostenu­ti da essa quan­do necessario.

La pos­tu­ra del guer­riero nelle sue tre forme I, II, III; sono pos­ture che il mae­stro Jyen­gar  ama­va inseg­nare nelle sue lezioni di Hatha Yoga, chi le ha prat­i­cate sa per­fet­ta­mente che si trat­ta di Asana che forse più di altre neces­si­tano di una notev­ole forza soprat­tut­to se man­tenute a lun­go. Ser­vono una grande leg­gerez­za che ci richia­ma ver­so l’alto  e nel­lo stes­so tem­po una solid­ità fisi­ca capace di radi­car­ci a ter­ra con le gambe.

Nes­suna pos­tu­ra in questo momen­to potrebbe sem­brare più utile per super­are le attuali avver­sità, evi­tan­do di con­ta­gia­r­ci tut­ti con il malu­more e lo scon­for­to e non solo con il virus.

Par­ti­amo dal mit­i­ca leggen­da del­la vendet­ta di Shi­va oper­a­ta per mez­zo di ben due spade che inizial­mente sono riv­olte in ver­ti­cale in Virab­hadrasana I , poi  sostenute oriz­zon­tali ai due lati del cor­po in Virab­hadrasana II e infine affon­dano nel colpo per tagliare la tes­ta al nemi­co in Virab­hadrasana III.

A chi dovre­mo tagliare la tes­ta con tan­ta sol­erzia e pre­ci­sione se non ai nos­tri pen­sieri di rab­bia e di com­mis­er­azione, mi ver­rebbe da dire, e al nos­tro immor­tale cor­po di dolore dalle mille teste per dirla “alla Tolle” ?

Per sen­tire ques­ta pos­tu­ra lavo­rare su di noi bisogna par­tire dai pie­di che dovran­no affon­dare nel pavi­men­to con grande e con­sapev­ole sen­so di quan­to la ter­ra ci sosten­ga e ci nutra come attra­ver­so radi­ci invis­i­bili che sal­go­no dal ter­reno per dar­ci forza e sta­bil­ità. La per­fet­ta posizione dei pie­di ben allun­gati e dis­te­si sul pavi­men­to  come se potes­si­mo avere delle ven­tose su ogni dito e ovvi­a­mente al cen­tro del piede, ben direzionati e sostenu­ti.  Il piede ante­ri­ore pun­ta davan­ti e il piede pos­te­ri­ore é ruo­ta­to di 45° cir­ca ver­so l’interno. Da ques­ta base sol­i­da le gambe non saran­no risparmi­ate, nel­la for­ma I e II la gam­ba  ante­ri­ore resterà in fles­sione di affon­do con il ginoc­chio esat­ta­mente in lin­ea con la pun­ta del piede, la cos­cia e la tib­ia for­mer­an­no un per­fet­to e tostis­si­mo ango­lo di 90°. La gam­ba pos­te­ri­ore per­fet­ta­mente ste­sa for­merà un soli­do e fon­da­men­tale pilas­tro di sostegno.

Il baci­no é un altro pun­to di forza e fonte di grande sta­bil­ità: nel­la for­ma I,  il baci­no é ruo­ta­to e bloc­ca­to sal­da­mente ver­so la gam­ba ante­ri­ore, nel­la for­ma II res­ta com­ple­ta­mente aper­to frontal­mente, ben anco­ra­to e allineato con il torace evi­tan­do che il ginoc­chio ante­ri­ore flesso intraruoti e resti esat­ta­mente sopra la pun­ta del piede.

In entram­bi i guer­ri­eri I e II, la forza delle gambe é rin­forza­ta da un impor­tante con­trol­lo del­la cin­tu­ra addom­i­nale che insieme alla ver­ti­cal­ità del­la colon­na con­sentono una estrema lib­ertà e leg­gerez­za di tut­ta la parte alta del cor­po che viene per­cepi­ta come una forza inte­ri­ore spin­ta ver­so l’alto che pros­egue oltre la som­mità del capo ver­so il cielo. Il torace e le spalle ben aperte in esten­sione mas­si­ma e le  brac­cia mor­bide ele­gan­ti come se una forza le attra­ver­sasse e uscisse dalle dita ben dis­tese.  Le brac­cia saran­no estese ver­so lo Zen­it nel guer­riero I,  con  il torace  e il trat­to cer­vi­cale este­si al mas­si­mo come se dall’alto richia­mas­si­mo una forza con il cuore.  Le brac­cia sono invece per­fet­ta­mente oriz­zon­tali e sim­met­riche nel guer­riero II di nuo­vo a vol­ere offrire il cuore  in totale aper­tu­ra. In entrambe le Asana pos­si­amo immag­inare che le mani pros­eguano con due spade lumi­nose, come due esten­sioni del­la dilatazione del cuore.

Lo sguar­do é uno sguar­do che pen­e­tra lo spazio davan­ti a noi per entrare in un altro spazio che é inter­no ed ester­no nel­lo stes­so tem­po, defini­to dai testi Drishti, esso ci con­sente nonos­tante gli occhi siano aper­ti di inte­ri­or­iz­zarci come se fos­sero chiusi espan­den­do il nos­tro sé  oltre il lim­ite del cor­po fisico.

Men­tre nel guer­riero I e II siamo per cosi dire piantati a ter­ra cer­can­do di richia­mare ener­gia, nel guer­riero III siamo par­ti­ti per tagliare la tes­ta del nos­tro nemi­co e per fare questo é richiesto gran­dis­si­mo equi­lib­rio e mente fer­ma, una pos­tu­ra in equi­lib­rio su una gam­ba tesa dove tut­to il cor­po si tro­va allineato una uni­ca direzione come una frec­cia inten­zionale; pre­cisa e potente.

Queste tre pos­ture allenano la nos­tra volon­tà al supera­men­to degli osta­coli del­la nos­tra mente, attra­ver­so un’azione pre­cisa, deter­mi­na­ta e cor­ag­giosa. Il tre che per sua natu­ra por­ta all’uno. I tre guer­ri­eri per una sola pace: quel­la interiore.

 

 

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Catherine Bellwald
Catherine Bellwald
Medico, Fisiatra, Agopuntrice, Istruttrice Yoga Alliance YACEP, E-RYT 200, RYT500

1 Comment

  1. Simona ha detto:

    Gra­zie bel­lis­si­mo arti­co­lo appro­fon­di­to, che dona più con­sapev­olez­za e forza lo ter­rò nel­la mia mente e nel mio cuore, la prossi­ma vol­ta men­tre praticherò il guer­riero nelle sue forme.
    Namas­tè, Simona

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