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Succede a tante persone di sentire faticosa la mascherina, soprattutto se indossata per tutto il giorno lavorativo. Come ho già scritto in un altro articolo di un anno fa esattamente (lo trovate qui), la postura purtroppo si adatta a questo cambiamento sostanziale del campo visivo. Il collo cerca di compensare la ridotta visione della parte inferiore del campo visivo, con una lieve flessione cervicale che a sua volta influenza e accentua la flessione dorsale. Questa perdita della linearità fisiologica del rachide, mantenuta a lungo nell’arco della giornata, è semplicemente deleteria e va corretta con posture capaci di compensarne lo squilibrio.
Il nostro assetto corretto e ideale della colonna deve conservare le tre curve fisiologiche; lordosi lombare, cifosi dorsale e lordosi cervicale. Recentemente si usa il termine di colonna in posizione neutra, termine che intende la possibilità di correggere attivamente la postura stirando le tre curve verso l’alto ovvero come se su una struttura elastica con doppia curva noi apportassimo un allungamento non brusco ma statico mantenuto nel tempo. Il risultato è quello di correggere le ipercifosi dorsali e le iperlordosi lombari, comuni difetti posturali ma soprattutto di rinforzare i muscoli definiti stabilizzatori, dove gli addominali sono il perno centrale inalienabile. (vedi questo post )
E’ facile intuire come da una curva lordotica come quella cervicale ovvero una “C” rivolta indietro, il prolungato utilizzo del telefonino, del lavoro di scrivania e di qualunque lavoro manuale di piu o meno precisione, obblighino il tratto cervicale a una flessione ovvero a una inversione della fisiologica curva prolungata nel tempo. A tale aspetto già fortemente condizionato dalla nostra società e abitudini se aggiungiamo la mascherina per diverse ore nella giornata, non possiamo che accentuare tale modificazione posturale, con secondarie tensioni muscolari multiple in particolare sul muscolo trapezio. Il classico dolore sulle spalle simile a quando si porta uno zainetto troppo pesante.
Tra le tante posture dello Hatha Yoga utili per rinforzare la componente muscolare interno, ne ho scelta una la cui funzione non é quella di rinforzare i muscoli ma di allungarli e compensare il rachide con un movimento esattamente complementare e opposto a quello mantenuto durante le ore di lavoro con mascherina. André Van Lizbeth e molti altri maestri usavano questa postura di compensazione dopo le posture capovolte classiche di Halasana ( posizione della candela) e Salamba Sarvangasana ( posizione dell’aratro), appunto con lo scopo di equilibrare il rachide superiore dopo queste due importanti posture in flessione potenziate dall’elemento gravità e mantenute magari a lungo.
E’ la postura del pesce, Matsyasana. La potete trovare praticata in diverse varianti a secondo delle diverse tradizioni, gambe tese a terra, oppure tese e sollevate, gambe in padmasana ( posizione del loto) oppure incrociate oppure in Baddha Konasana ( piante dei piedi unite) e ancora in Virasana e altretante varianti per le braccia dietro la testa, tese verso l’alto, unite sul torace, appoggiate sulle radice delle coscie e infine la classica forma con i palmi girati verso terra posizionate esattamente sotto ai glutei e i gomiti ben saldi e spinti a terra.
Ebbene anche se il maestro B.K.S Iyengar non ne fa cenno nel suo ultimo testo “Conoscere e praticare lo yoga con un grande maestro“, l’utilizzo di cuscini e sostegni posizionati sotto il tratto dorsale ed eventualmente cervicale, rendono Matsyasana accessibile a tutti e facile da fare anche dopo una giornata faticosa senza bisogno di una preparazione e senza bisogno di essere esperti praticanti. Consiglio di partire da seduti con le gambe incrociate oppure tese, posizionate un cuscino alto o zafu o rullo di pilates esattamente in corrispondenza del tratto dorsale, usate un buon appoggio sui gomiti come perno di sostegno per scendere in posizione. Il fulcro della postura, come dice il maestro Heinz Grill, é proprio sul tratto dorsale e non quello lombare e neanche il tratto cervicale sul quale non scaricheremo alcun peso.
Se siete esperti non servirà il supporto dietro al torace ma se siete particolarmente affaticati il sostegno dato dai cuscini sarà grandemente utile per abbandonare anche le braccia in dietro senza pericolo di caricare eccessivamente il tratto cervicale, allungando completamente la parte alta del torace e aprendo le spalle. Se il tatto cervicale è molto rigido possiamo mettere un piccolo cuscino sotto la testa per limitare l’estensione passiva cervicale. Una postura utilizzata anche in fisioterapia: Mc Kenzie la propone partendo dalla posizione seduta su una sedia sfruttando uno schienale basso per estendere e appoggiare il tratto dorsale alto, sostenendo con le mani a cucchiaio sulla nuca il tratto cervicale durante l’estensione dorsale. Una postura quella di Matsyasana che, una volta conosciuta, é fattibile anche aggiustando alcuni cuscini sul vostro divano di casa.
Una variante terapeutica efficacissima per sollevare velocemente dalle tensione, il collo, le spalle e il torace a causa di una mascherina tenuta per troppo tempo e da troppo tempo. Un modo per respirare a pieni polmoni, si noti che i polmoni appunto vengono sospinti in alto come fossero dei galleggianti richiamati verso l’alto. Possiamo immaginare di respirare con il costato come avessimo le branchie anche noi.
La leggenda narra che il pesce Matsya é il primo a divulgare all’uomo le conoscenze dello yoga, rubandole letteralmente a niente di meno che Shiva e alla sua sposa Parvati, che ne stavano parlando insieme sul bordo di un fiume. Un animale questo pesce tutt’altro che qualunque e simbolo della trasmissione maestro-allievo.
Una postura che fatta con i giusti supporti e accorgimenti individuali é una vera boccata d’aria accessibile e praticabile da tutti.