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Il tempo della postura è uno degli ingredienti principali della pratica dello yoga, un tempo non frettoloso che si appoggia sul respiro yogico per eccellenza. Un respiro consapevole, profondo e strutturato in 3 attenti passaggi; respiro addominale, respiro toracico inferiore/detto anche diaframmatico e respiro toracico superiore/detto anche clavicolare. Non si tratta di un respiro spontaneo ma guidato passo passo dalla nostra volontà e attenzione mirata. Un respiro che non si modifica con lo sforzo come in ginnastica aumentando ma al contrario resta calmo e profondo e ci consente di rilassarci nonostante lo sforzo all’interno di un asana.
Il maestro Philippe de Fallois chiede di restare almeno una decina di respiri in un asana anche complessa. Il tempo si misura in atti respiratori e vi assicuro che in alcune asana 10 respiri possono sembrare un eternità e richiedono la calma e volontà di restare quando si vorrebbe tornare. In questo lasso di tempo si genera uno spazio interno dove il rilassamento interno non si contrappone all’azione muscolare precisa, bensi la stabilizza e contemporaneamente anche la mente amplifica la possibilità di gestire i dettagli che fanno della postura sia le difficoltà che il percorso di lavoro. Un tempo che prolungato ci permette di sfruttare la gravità a nostro favore come un’ulteriore energia utile e alleata e allenare la pazienza.
La postura cosi fatta si allontana dal concetto di ginnastica classico ed entra in un certo senso in un gesto che potrei definire, scusate la deviazione professionale, terapeutico e come dice Nil Hahoutoff: evolutivo. Un modo per agire quindi non solo sul muscolo rinforzandolo, ma sui tendini e legamenti allungandoli. Un lavoro che porta gradualmente a dare energia muscolare ma anche una libertà articolare decisamente diversa. Una libertà articolare che a sua volta ci dona una nuova libertà mentale ed emotiva.
Un modo di usare il corpo questo che grazie proprio al tempo ci consente di percepire la difficoltà del restare in equilibrio e di imparare a conservarlo a lungo attraverso una focalizzazione della mente e dello sguardo e di tutto il nostro insieme corpo mente. E da questa capacità fisica e mentale di ritrovare questa abilità in altri campi umani e di vita quotidiana.
Un tempo dove ogni dettaglio del nostro corpo ha la possibilità di essere vissuto nel suo insieme e nell’unico e irripetibile momento presente con la possibilità di cancellare il tempo. Il tempo e lo spazio ridiventano le coordinate per viaggiare fuori e dentro come nello studio approfondito dello yin e dello yang e del Tao Chi Tu.
Un tempo infine che non finisce con l’uscita dalla postura ma che si prolunga ben oltre la sua specifica pratica. Un aspetto sul quale il maestro Philippe de Fallois insiste invitandoci sistematicamente ad ascoltarlo lavorare alla fine di ogni postura, attraverso un brevissimo Savasana. Un modo per educarci a entrare in contatto, attraverso uno spazio e un tempo decisamente piu dilatati. Ecco che l’asana diventa una vera cura e unguento, in quanto può andare a sciogliere e allentare tensioni create in tempi anche lontanissimi. Un lavoro sul corpo fisico, emotivo e mentale sapiente e antico che se ben condotto anche su poche posture al giorno in maniera continuativa puo avere effetti piu profondi di quanto non si possa neanche lontanamente immaginare.