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Come ho scritto nell’articolo precedente gli esercizi e tutte le posture il cui fulcro è appoggiato sull’apertura del torace sono fondamentali per la salute della colonna vertebrale, sono indispensabili per stabilizzare e amplificare la respirazione e per acquisire stabilità e forza in senso lato. Sono inoltre la migliore protezione dai movimenti pericolosi a carico del tratto cervicale e lombare, oltre che delle spalle e una grande occasione per centrarci nel cuore e percepire più agevolmente la situazione intorno a noi.
Mi stupisco quando vedo che nessuno dei mie allievi ha ancora acquisito una sufficiente padronanza del respiro, in questi ultimi anni lo yoga è diventato sempre più fisico ed è troppo poco il tempo a disposizione per praticare e lavorare sul respiro. Ecco che da settembre le lezioni sono diventate di 90 minuti e iniziano con 30 minuti interamente dedicati al suo sviluppo e potenziamento.
Iniziamo questa serie di post dedicati all’apertura del torace partendo con le estensioni da supini e da seduti: posture e preposture che chiameremo estensioni del torace 1.0 appunto!
Non tutte “le preposture” che indichero’ hanno nomi precisi ma sono tutte forme prese dagli ” esercizi evolutivi” di Nil Hahoutoff ; a quell’epoca a Parigi chiamarli esercizi sembrava più accettato dalla comunità francese che considerava ancora lo yoga qualcosa da temere. Alcuni sono a tutt’oggi chiamati ancora affettuosamente esercizi e sono presenti sistematicamente nella fase di preparazione di ogni singola lezione di yoga tenuta dal suo allievo e grande amico Philippe de Fallois.
Il primo che vi presento si chiama l’éveil, Il risveglio ed é non a caso il primo del libro “S’initier au Yoga” di Nil. Un esercizio che non dovrebbe mai mancare sia per i principianti sia per i praticanti di lunga data prima di affrontare posture complesse. Soprattutto dopo una giornata seduti al computer oppure dopo giorni di inattività motoria dedicata.
Supini si alza una gamba ben piegata sul torace afferrandola con le due mani, l’attenzione andrà ai gomiti sollevati a 90°, questo per accentuare il lavoro attivo di apertura del torace. La gamba al suolo più tesa che si può, mento chiuso e torace aperto al massimo. La respirazione accentua il lavoro di apertura sia durante l’inspiro dove si cercherà di portare ” le soufle” fino agli apici polmonari sia durante l’espiro dove la cassa toracica resta aperta mentre si scava un ampio spazio nell’addome. Un esercizio che sembra facile ma che permette appunto di iniziarsi alla consapevolezza del respiro yogico e alla sua espansione e potenza.
Questa postura apparentemente banale è anche un ottimo lavoro per le anche e le ginocchia che tendono ad irrigidirsi, permettendo sia un estensione massima della gamba al suolo sia una flessione massima della gamba piegata sul petto con escursione articolare possibile fino a fondo corsa completamente scevra di pericoli. Possibile quindi ad ogni età, eccetto che nei portatori di artroprotesi d’anca (in questi casi la flessione dell’anca dovrà esser ridotta a 100°) tenendo le mani sotto al ginocchio e non sopra, mentre l’estensione dell’anca a terra sarà un ottimo lavoro articolare. Lo stesso accorgimento potrà essere adottato nelle ginocchia artrosiche. Una stupenda variante di questa postura base é quella con le due braccia estese oltre la testa e ben appoggiate a terra. Il respiro è seguito passo passo per 6/10 respiri completi per lato.
Sempre per lavorare sull’estensione attiva del torace da supini ricordo Rajasana, una sorta di Shavasana all’incontrario (vedi post Shavasana non ha confini), dove tutto il corpo è in tensione massima, il torace sollevato come se qualcuno ci tirasse su agganciandoci la punta dello sterno, l’appoggio del corpo resta solo sulla nuca, sulle mani extraruotate (quindi in appoggio sul lato dei pollici ) e sui talloni.
Un’altra bellissima postura di apertura attiva del torace da supini si ottiene piegando i gomiti a 90°, palmi rivolti al cielo e gomiti ben stretti al punto vita. Vi accorgerete che toccare con il dorso delle mani il pavimento è cosa non facile. Sempre restando con i gomiti a 90° esiste la variante con entrambe le gambe sollevate a 90° con ginocchia unite o vicine leggermente piegate. Di nuovo l’attenzione e il fulcro del lavoro resta sul torace che si solleva dal suolo mentre le regione cervicali e lombari cercano di restare al suolo in alto chiudendo il mento allo sterno e in basso tenendo il ventre contratto.
Le estensioni del torace da supini descritte fino ad ora sono volutamente attive e non facilitate dal resto del corpo a differenza della splendida postura del pesce Matsyasana dove l’appoggio sui gomiti e le varianti con mattone cuscino consentono una grande apertura del torace favorita dalla gravità del corpo. Le posture descritte in questo post mirano principalmente al rinforzo selettivo dei muscoli infrascapolari e addominali per mantenere il torace più aperto possibile.
Gli esercizi da seduti sono un altro must della preparazione di Philippe de Fallois, la postura da raggiungere e studiare con precisone è Dandasana (seduti a gambe tese o long sitting) ma partiremo rigorosamente con le gambe semi piegate e rilassate ma non extraruotate! Consiglio vivamente di mettere una coperta arrotolata sotto alle ginocchia per concentrarci sul torace. Le braccia piegate con i pugni dietro la nuca (mignoli in appoggio). Il torace viene spinto in avanti senza spanciare e senza accentuare troppo la lordosi lombare e la testa spinge sui pugni. Si resta in postura da 3 a 10 respirazioni complete. La varianti delle braccia tese verso l’alto e in successiva rotazione tenendo ferme le gambe sono ancora più complesse e un ottimo compedium.
Una ulteriore evoluzione verso Dandasana sempre utile per preparare tutte le posture sedute in flessione è quella di stendere il più possibile le gambe (compatibilmente con la regione lombare che deve restare non flessa) e sfruttando l’appoggio delle braccia tese a fianco al bacino, spingeremo con forza sui polpastrelli, ottenendo una spinta statica verso l’alto e di nuovo apriremo il torace al massimo, allungando sia la regione cervicale che lombare. In entrambi le posture la colonna è perfettamente perpendicolare al suolo e fortemente attiva con le scapole ben vicine. Posture per nulla da considerare banali ma di grande utilità, pensando a quante ore restiamo seduti a lavorare perdendo completamente di vista il nostro torace e il nostro respiro che si chiude invitando alla chiusura del cuore e della nostra mente. Potete praticarli anche al lavoro e guidando la macchina semplicemente attivando consapevolmente la memoria del corpo.
Buon lavoro. Ci vediamo per gli esercizi di apertura del torace 2.0