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Abbiamo lungamente parlato delle estensioni del tronco considerandole grandemente utili per la salute della colonna vertebrale, dell’azione incredibile e benefica delle torsioni (che non sono rotazioni) e del potenziale pericolo delle flessioni del rachide del rachide soprattutto se fatte in velocità e senza un’adeguata preparazione, soprattutto in un contesto di vita sedentaria prolungata nel tempo.
Siamo” bipedi e non culipedi” spiego sempre ai miei pazienti che restano un po’ spiazzati, siamo fatti per stare su due piedi e con la testa ben dritta per guardare l’orizzonte e sicuramente passiamo un tempo eccessivamente prolungato da seduti; il rischio è che si evolva una nuova razza!
Tra le patologie più frequenti in assoluto abbiamo le discopatie cervicali e lombari intese come la sofferenza di una struttura centrale, il disco intervertebrale di natura fibroelastica situata tra una vertebra e l’altra, con una azione di giunto e di ammortizzatore idromeccanico. Una struttura capace di distribuire il peso e la forza e di rendere la colonna vertebrale come un unico organo complesso. Una classica complicazione è quella legata alla possibile compressione delle importanti componenti che dal midollo fuoriescono ed entrano lateralmente ad ogni segmento vertebrale. Sui lati delle vertebre esistono aree anatomiche di grandissimo interesse funzionale, in primis tra le vertebre impilate esiste il forame intervertebrale dove transita bel bello il nervo spinale e tra i processi traversi che troviamo appunto lateralmente transita serena l’arteria spinale.
Ne consegue che movimenti di flessione laterale possono aprire e chiudere questi spazi rispettivamente da un lato e dall’altro della colonna vertebrale e quindi migliorare oppure peggiorare un certo grado di compressione legata a becchi osteofitici e apposizioni artrosiche oppure a dischi sofferenti e compressi.
L’inclinazione laterale é decisamente poco comune nelle asanas come movimento specifico e non associato ad altri movimenti ma forse l’unico che sia in grado meccanicamente di aprire il foro interspinale dando respiro alla radice spinosa; respiro in senso letterale, dato che ogni struttura anatomica, compresa quella dei nervi, riceve ossigeno e nutrimento dai vasi sanguigni presenti nella sua guaina di protezione. Ecco perché nei testi di anatomia il tessuto connettivo è associato al sangue: riducendo la compressione fisica sui tessuti ne aumentiamo la quantità di nutrimento cellulare e quindi di vitalità.
Il concetto di flessione laterale ovvero di inclinazione vertebrale è poco presente nelle classiche posture di yoga eccetto che in Trikonasana, interessante postura che porta una inclinazione laterale centrata in area lombare e più limitatamente in area dorsale, non a caso credo una delle prime posture sulle quali il maestro J. Iyengar insiste nei suoi testi come fondamentale con l’ausilio di blocchetti in caso di rigidità
Sempre non a caso nei testi di Mc Kenzie all’estensione si associa un inclinazione laterale dal lato opposto al dolore irradiato sia in caso di sciatalgia che di brachialgia, proprio con l’obbiettivo di aumentare lo spazio della radice e nervo spinale rispettivamente lombare e cervicale.
Ecco che per esempio anche nello Zilgrei esistono diverse manovre con inclinazione vertebrale sia cervicale che lombare.
Una delle posture che consiglio vivamente per tutti è quella che una dolcissima insegnante di yoga chiamava Bananasana e che il maestro Philippe de Fallois ci faceva eseguire regolarmente. Sdraiati a pancia in su piedi uniti, braccia dietro la nuca si procede con gran calma ad incurvarsi sul fianco senza perdere il contatto con il pavimento ovviamente insomma piano piano tutto il rachide viene inclinato vertebra dopo vertebra…diventando dei croissant se preferite! Ovviamente la postura in soggetti senza disturbi conclamati a differenza che in medicina fisica e manuale si esegue sempre bilateralmente raggiungendo con calma la flessione laterale massima e tenendola per almeno 6 respiri completi.
Le inclinazioni laterali sono movimenti apparentemente semplicissimi ma tutt’altro che poco importanti per la salute della nostra preziosa colonna vertebrale e vanno integrati con regolarità in una buona pratica di yoga.